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domenica 20 ottobre 2013

ZAMPAGNA CARICA I TIFOSI "SU LO MONACO METTO DUE MANI SUL FUOCO"

L'esultanza storica di Zampagna dopo il gol al Milan al "Meazza"
Oggi, finalmente, a parlare sarà il campo. E dopo una settimana di cerotto in bocca, Messina-Poggibonsi dovrà dire tante cose sul futuro dei peloritani. Innanzitutto se il malato è grave, oppure se è bastata un'aspirina per rimettere in piedi la truppa giallorossa. E il campo, unico giudice nel calcio, oggi ci racconterà se il Messina è in via di guarigione. La "cura" prescritta dalla società, con una dose massiccia di silenzio, perlomeno ha evitato alla squadra d'imbattersi in pericolosi batteri esterni, nella speranza che ciò sia servito a ricaricare le batterie per fare a fettine il Poggibonsi e ricominciare a mettere punti nel carniere.
Tutti zitti, dunque, nella settimana più lunga della gestione Lo Monaco. E su questa decisione, rispettabile ma che divide addetti ai lavori e tifosi, Pianeta Messina ha sentito il parere di un ex idolo dei supporter giallorossi, Riccardo Zampagna, uno di quelli che difficilmente stava zitto. "A caldo è meglio non parlare, però poi qualcosa bisogna dire ed è giusto motivare anche la scelta di una società che decide non far parlare i propri tesserati. Ci sta perdere una partita in casa, però poi o un direttore sportivo o un presidente qualcosa la deve dire se non parla nessuno della squadra. Due parole, così, perchè i tifosi del Messina le avrebbero gradite. Se il silenzio stampa lo fa l'Albinoleffe nessuno se ne accorge, ma il Messina è un'altra cosa. Da voi il calcio è molto sentito e lo zoccolo duro dei tifosi non ha mai mollato. I messinesi veri amano la loro squadra. Quando eravamo in Serie A - ricorda Zampagna - molti tifosi mi raccontavano dei tempi bui dai quali venivano. Eppure non avevano mai abbandonato la squadra. Basta solo questo per dire chi sono i tifosi del Messina".
- Eppure oggi, gli stessi tifosi dicono che a quei tempi, dei 30-40mila al "S. Filippo" la maggior parte erano occasionali, quelli che venivano anche per vedere gli squadroni della serie A.
"E' vero, ma ci facevano comodo anche loro. Però sapevamo che potevamo fare affidamento sullo zoccolo duro, quelli che anche tra i dilettanti hanno seguito sempre la squadra pure in trasferta".
- Oggi fai l'allenatore. Come si sta in panchina?
"E' stata una scelta di vita, ma sto partendo dal basso, come ho sempre fatto. Alleno in Prima Categoria il Macchie calcio, un paesino vicino Terni. Siamo secondi in classifica, ora abbiamo lo scontro diretto contro il Montefalco".
- La squadra somiglia a te?
"Che somigli a me è difficile, per essere come me ce ne vuole. Comunque in panchina, la domenica, sono tranquillo. E' durante la settimana che sono un rompiscatole...".
- Ma ti piacerebbe allenare un giorno il Messina?
"A voglia, verrei di corsa. Ci mancherebbe".
- Pietro Lo Monaco, un marchio una garanzia.
"Per Lo Monaco parlano i fatti. Su di lui di mani sul fuoco ce ne metto due, anche se non è facile ricostruire le fondamenta di una società dopo gli ultimi anni disastrosi".
- Ma come spieghi quest'avvio stentato della squadra in Lega Pro?
"Guarda, quando analizziamo i risultati se ne può parlare una vita. Se le cose non vanno ci possono essere tanti motivi. Credo, comunque, che se una squadra non lavora bene, alla fine i risultati stentano ad arrivare. L'allenamento è fondamentale. Ho saputo che a Messina, in questo momento, ci sono problemi legati alla scarsità di campi di allenamento adeguati. Questo può essere un fattore che incide sul rendimento della squadra, perchè l'allenamento è fondamentale".
- Tra un mese compirai 39 anni, la stessa età di Corona che ancora segna e fa la differenza. Che ne pensi?
"E' un esempio da seguire, soprattutto da quei giovani che si affacciano nel mondo del calcio credendo di essere già dei campioni. Corona è la punta di diamante del Messina, ma nel calcio non basta un giocatore per vincere le partite. E' uno sport collettivo, devono essere anche i suoi compagni ad aiutarlo a dare il massimo".
- Riccardo, un consiglio ai tifosi peloritani un po' depressi?
"Non hanno bisogno di consigli. Intanto perchè le depressioni vere sono altre, poi perchè i tifosi del Messina sono speciali, sanno stare vicini alla squadra anche nei momenti difficili. Loro amano la maglia, perchè i giocatori vanno e vengono, ma la maglia resta. Posso dirgli che appena posso qualche domenica verrò a Messina a vedere una partita. Magari quella della promozione".
PIANETA MESSINA

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