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mercoledì 7 dicembre 2011

SCATTA IL PIANO C

L'ultima apparizione di Paolo Siracusano al S. Filippo (Ishy foto)
La montagna ha partorito il topolino. E così rieccoci punto e accapo. Con un futuro nebuloso dopo la famigerata scalata all'Acr Messina scioltasi come neve al sole, nel giro di qualche ora. Neanche il tempo di abbozzare uno straccio di trattativa e tutto è naufragato tra parolacce e offese personali. Non un grande spettacolo, con l'atto finale in due telefonatine niente male. Così il gruppo Siracusano  è evaporato, non se ne farà niente. Sul piatto erano pronti 240 mila euro, in cambio del 52% delle quote.
Manfredi medita nuove soluzioni alla crisi (Ishy foto)
Ma quei soldi sarebbero dovuti servire solo a pagare gli stipendi di calciatori (alcuni volti nuovi o già noti erano pronti ad arrivare, sponda Magi) e staff tecnico fino al termine della stagione. Quindi Siracusano non aveva intenzione di accollarsi altri costi, nè tanto meno di estinguere le esposizioni di qualche attuale dirigente. Da qui la frattura, insanabile, soprattutto con il gruppo Trinacria, capitanato da Giovanni Di Bartolo.
I soci Morgante e Patti, sorridenti, all'inizio della loro avventura (Ishy foto)
 Un paradosso, se vogliamo, visto che proprio i soci della Trinacria avevano caldeggiato, negli ultimi giorni, l'avvento del gruppo Siracusano. L'idillio, invece, si è sgretolato appena si è parlato di soldi. Lungi da noi dispensare colpe a tizio o caio, ma il tentativo fallito di mettere nuova linfa nelle casse anemiche dell'Acr dimostra, ancora una volta, che con le chiacchiere non si va da nessuna parte.
Punto e accapo quindi. E adesso? La casa brucia, ma si può ancora trovare l'estintore. Dopo l'illusione Bonina e l'approccio sfumato di Siracusano, scatta il piano C. L'ultimo che l'instancabile Manfredi avrebbe voluto attuare. Ma se la casa brucia non resta altro da fare, pur  correndo qualche rischio. Quindi non resta che valutare qualcuna delle offerte (vere) giunte negli ultimi due mesi per rilevare l'Acr Messina.
Roberto Goveani,  presidente del Torino nel 1992
Finora queste offerte erano state accantonate, preferendo l'ingresso di imprenditori di casa nostra, per non ricadere in mano "straniera". Ora, invece, pur di salvare la baracca, si è costretti a sondare qualcuno di questi imprenditori (speriamo non avventurieri) che hanno intenzione di fare calcio a Messina. Manfredi, finora, ha ripetuto di aver ricevuto richieste di trattative da almeno tre soggetti interessati. In tanti, diciamolo francamente, non gli hanno neanche creduto. Ma un nome, oggi, vogliamo svelarlo. Si chiama Roberto Goveani, 54 anni, di Pinerolo, già presidente del Torino nel 1993 (vinse la Coppa Italia). Una breve parentesi che però si chiuse male. La società rischiò la fallire e Goveani si dimise dalla carica di presidente. Ma il notaio di Pinerolo ebbe successive esperienze nel mondo del calcio in campionati minori (Ischia e Nuorese, tra le varie squadre, con buoni risultati) e all'estero (presidente di una formazione maltese di Serie A). 
PIANETA MESSINA

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